Bologna, sul nuovo modello di integrazione scolastica dei bambini disabili la rabbia degli educatori è giusta: venerdì 23 assemblea

Nessuna sperimentazione sui diritti dei bambini e sul salario dei lavoratori.

Bologna -

Lo scorso 10 maggio l’Area Educativa del Comune di Bologna ha convocato un’assemblea plenaria con le educatrici e gli educatori del servizio di integrazione scolastica rivolto alle bambine e ai bambini disabili, un servizio gestito da circa 950 operatori delle cooperative sociali Quadrifoglio e Orsa.
In quell’incontro furono presentate le nuove modalità con cui l’AC intendeva riorganizzare il servizio dei centri estivi che questi operatori svolgono garantendo la continuità sui bambini certificati.

Numerose, negli anni, le rivendicazioni di questa categoria di lavoratori impiegati principalmente nel periodo scolastico da settembre a giugno; tra i temi principali delle vertenze sindacali è sempre stata la richiesta al comune di organizzare i centri estivi in modo di poter lavorare anche in estate per aver garantito il reddito.

Ebbene, il progetto sperimentale del Comune presentato a maggio ha confuso le acque con l’introduzione di un paradigma che, abbandonando la presa in carico individuale per i bambini disabili, ha introdotto criteri di rapporto numerico che prevedono la presenza di un solo educatore con più bambini, quando questi vengono “classificati” di lieve o media gravità.

La giusta rabbia di educatori ed educatrici per le condizioni ed il carico di lavoro (considerando che questi lavoratori garantiscono la continuità dell’intervento sui bambini seguiti durante l’hanno anche nei centri gestiti da operatori privati, quindi in condizioni di lavoro spesso improvvisate) è resa ancora più legittima da una serie di problemi di natura organizzativa. Tra queste il fatto che, mentre negli anni scorsi al singolo operatore veniva assegnato con incarico ufficiale il singolo caso/utente, con relativa copertura assicurativa, ad oggi non risultano assegnazioni ufficiali (essendo il lavoro inteso come equipe e non rapporto 1:1) e non è chiarito nulla sulla copertura assicurativa di bambini e operatori. Ancora, le assegnazioni orarie dei singoli bambini sono state, in alcuni casi anche drasticamente, ridotte; nel meccanismo di rotazione in equipe, figlia della nuova impostazione, si determina una condizione compromessa di sicurezza e qualità.

Se si considerano poi il diritto al pasto negato per i lavoratori in turno, l’assenza di pause su turni di più di 7 ore consecutive, l’impossibilità di utilizzare le ore di programmazione per la progettazione degli interventi, l’assenza di modalità di passaggio di consegne e l’impossibilità di programmare ferie, è facile capire che gli ingredienti per la rivolta ci sono tutti.

Infine e non da ultimo: la sperimentazione che oggi è proiettata sui centri estivi è stata già inoculata, dallo scorso settembre, nelle scuole dell’infanzia comunale, causando malumori e perplessità circa questo modello di integrazione che abbandona il rapporto 1:1 trasformando il modello educativo in “baby sitting specialistico”. I fondati timori che tale modello, che in qualche modo ricrea le “classi speciali” per i bambini disabili, possa essere proposto per il servizio di integrazione scolastica a partire dai prossimi anni scolastici, impongono una presa di posizione netta.

Affinché le ragioni delle lavoratrici e dei lavoratori siano rappresentate e si possa aprire un confronto a tutto tondo con le istituzioni comunali, come USB abbiamo richiesto un incontro agli assessori competenti e saremo in assemblea con le educatrici e gli educatori delle coop Quadrifoglio e Orsa venerdì prossimo 23 giugno dalle 11 alle 14 a Palazzo d’Accursio.

 

USB Lavoro Privato Bologna

Bologna, lì 21 giugno 2023