CORONAVIRUS: A BOLOGNA I LAVORATORI DEL TERZO SETTORE SONO MANDATI ALLO SBARAGLIO COL SILENZIO COMPLICE DELLE ISTITUZIONI.

LA PROPOSTA DI USB: COSTRUIAMO IL LIBRO VERDE DELL'EMERGENZA CON LE SEGNALAZIONI DEI LAVORATORI.

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) definisce “un massacro” quanto è accaduto e sta ancora accadendo agli anziani colpiti da Covid 19 nelle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa) in Italia. Un atto d'accusa che chiede conto al governo di "cosa è successo e come mai”.

In effetti quello a cui assistiamo da giorni a mezzo stampa, oltre alla denuncia “sui generis” rispetto al rischio focolaio rappresentato dalle RSA e all’invocazione di misure di monitoraggio come i test sierologici (sulla cui controversa efficacia il dibattito è in corso) e l’assunzione di personale, è la minimizzazione di quanto realmente sta accadendo nei servizi da parte dei gestori, con il silenzio assordante di Asl e Regione.

A rinforzare l'effetto "propaganda" l'annuncio delle fantomatiche Task Force, fatto dal commissario all'emergenza Venturi, per il monitoraggio delle residenze anziani, delle quali non si rilevano segnali sui radar, nonostante le numerose segnalazioni e richieste di intervento.

Il tutto continua ad avvenire, lo segnaliamo, mentre sono stati presentati emendamenti bipartisan, nella discussione sulla conversione in legge del decreto Cura Italia, che prevedono lo scudo penale, per le amministrazioni pubbliche e private di servizi sanitari e sociosanitari, che abbiano “loro malgrado” esposto a contagio e morte operatori e utenti/pazienti.

 

Bologna -

 

Il Terzo Settore, punto cardine della privatizzazione del welfare e della sanità nella nostra regione, se non è fratello del sistema lombardo delle lottizzazioni, gli è comunque parente; il principio di sussidiarietà “pubblico-privato” (che altro non significa che il pubblico foraggia il privato) mostra la corda di tutta l’inadeguatezza nella gestione dei servizi, costruiti e sviluppati nell’ottica della “messa a mercato”, quindi al ribasso e al risparmio, quando dovrebbero invece essere, questi stessi servizi, un presidio universale di inclusione e di miglioramento della qualità della vita rivolto alle fasce popolari. 

Una domanda nasce spontanea: come mai si riesce a scrivere in questi giorni, giustamente, delle criticità che si riscontrano nel sistema pubblico delle RSA (quello gestito dalle ASP per intenderci) e non si riesce ad approfondire quanto succede nel Terzo Settore? C’è una cortina di nebbia che impedisce di guardare le condizioni drammatiche in cui versano lavoratori e utenti dei servizi gestiti dalle cooperative sociali, in parte dovute alla minimizzazione, in parte dovuta al fatto che chi deve fare i controlli (l’Asl? il Comune? la Regione?) non ha nessun interesse a scatenare il terremoto in un sistema di relazioni consolidate in cui ognuno fa (e ottiene) la sua parte.

Facciamo qualche esempio: USB da giorni denuncia una situazione già al collasso nella struttura residenziale per anziani e disabili “Parco del Navile”, con una trentina di ospiti morti su 100, l’80% del personale in malattia con molti degli operatori ormai contagiati, assenza del coordinamento di struttura, assenza della predisposizione di percorsi sporco pulito e zone filtro, DPI inadeguati quando non assenti. Situazioni al limite sono state segnalate anche in altre strutture residenziali per disabili come ad esempio il CSRRD “Albero Blu" dove 23 operatori sono attualmente in quarantena e 7 utenti ricoverati, o ancora alla CRA Pepoli, dove sembrerebbero arrivati a 20 i decessi tra gli anziani ospiti (condizionale d'obbligo, visto il muro informativo eretto intorno alla vicenda).

Altro esempio: nel SAD cittadino (servizio assistenza domiciliare) i DPI monouso sono forniti ancora in maniera inadeguata (“devono durare una settimana”); è impossibile attivare zone filtro di vestizione e svestizione nel trattamento domiciliare di utenti Covid; sulla determinazione dei casi veramente essenziali l’ASP brancola nel buio e il tutto è lasciato alla gestione disomogenea delle 3-4 cooperative che gestiscono il servizio nei quartieri e nella provincia di Bologna. 

“O mangi questa minestra o salti dalla finestra”, con ordini di servizio, ricatti, pressioni con telefonate agli operatori in malattia per rientrare in servizio al più presto. 

Altro esempio ancora: in una struttura cittadina di accoglienza per donne richiedenti asilo sole e/o con minori, c’è il primo caso di ospite positiva al Covid. L’ospite in questione è anche una operatrice socio sanitaria per la stessa cooperativa che gestisce la struttura e che la cooperativa ha, in questi due mesi, mandato in giro per sostituzioni su diversi servizi, così come ha fatto con molti altri suoi lavoratori. Questo senza la minima considerazione del rischio di aumentare l'incidenza del contagio per utenti e operatori mandati a svolgere il loro lavoro su più servizi soprattutto dopo aver avuto la conferma del fatto che in alcuni di essi fossero presenti dei focolai d'infezione da Covid-19.

Questo avviene nell’incertezza del salario per gli operatori dei servizi, messi in cassa integrazione che nella maggior parte dei casi non sarà anticipata dalle cooperative, con il rischio dunque di lasciare scoperti gli stipendi per diversi mesi. Questo nonostante l’art.48 del Cura Italia preveda che i Comuni e gli altri Enti committenti possano pagare le cooperative per i servizi sospesi, evitando il collasso del welfare; nel Lazio e in Umbria le regioni hanno già attivato i protocolli per pagare servizi e operatori, mentre in Emilia Romagna tutto tace.

Dunque, chi controlla l’organizzazione e il rispetto di procedure e protocolli di sicurezza, la correttezza dell’utilizzo e la fornitura dei DPI? L’ASP? Il Comune? L’ASL? La Regione? A domanda, nessuno risponde. 

Minimizzare, diffondere ottimismo, annunciare le Task Force, biasimare il disastro della Lombardia tacendo di quello che avviene nel proprio cortile di casa, organizzare la fase 2; queste sono le parole d’ordine.

A Bologna e in Regione una coltre di fumo cala sullo stato dei servizi socio sanitari e del welfare, a nascondere responsabilità e inadeguatezze, aspettando l’immunità per il disastro nella gestione che un deputato o senatore qualsiasi farà passare in emendamento.

USB rivolge ai lavoratori e alle lavoratrici l’appello a costruire insieme il “Libro Verde della gestione dell’emergenza da Coronavirus nei servizi del Terzo Settore”, per segnalare tutte leinadeguatezze e le mancanze, gli abusi, i rischi e i danni a cui sono stati esposti gli operatori dei servizi, affinché nulla venga dimenticato, per pretendere giustizia, correttezza e trasparenza nei luoghi di lavoro. 

Un Libro Verde che segnaleremo a tutti gli organismi competenti per ricostruire i fatti, le responsabilità e le omissioni nell’emergenza che ha messo la vita e la salute di chi lavora alla mercé di chi gestisce e di chi dovrebbe controllare i servizi di welfare nella nostra regione.

 

Bologna 18 aprile 2020

USB Lavoro Privato