SCIOPERO 8 MARZO: CONTRO LA VIOLENZA DEL "LAVORO POVERO" NEL TERZO SETTORE
Anche quest'anno, USB risponde all'appello lanciato dal Movimento Non Una Di Meno, proclamando lo sciopero generale, di tutte le categorie pubbliche e private, per l'intera giornata dell'8 marzo.
È sempre più evidente la necessità di rimettere al centro della discussione politica, le disuguaglianze e la violenza di genere in tutte le sue forme, anche in ambito lavorativo.
Uno sciopero che riguarda direttamente le operatrici e gli operatori del Terzo Settore, caratterizzato da una marcata femminilizzazione del lavoro.
In occasione dello sciopero generale l’Unione Sindacale di Base pubblica “Donne sull'orlo di una crisi di numeri”, studio sulla disuguaglianza di genere nel mondo del lavoro; da qui emergono alcune caratteristiche precise che connotano il lavoro delle donne nel nostro Paese: differenziazioni salariali, cattiva occupazione e segregazione occupazionale, per cui le donne sono impiegate maggiormente in settori specifici, sulla base di pregiudizi e stereotipi di genere.
Le politiche sul lavoro di questi anni, anziché contrastarle, hanno favorito la diffusione di queste pratiche. In particolare, le lavoratrici e i lavoratori del Terzo Settore subiscono da sempre la “cattiva occupazione” che caratterizza il lavoro femminile: basti pensare ai bassi salari, diretta conseguenza del part-time involontario, imposto dalle Cooperative, oltre che da un Contratto Nazionale che offre scarse tutele occupazionali e un salario indecente.
Inoltre, la privatizzazione del Welfare, se da un lato scarica sulle donne il costo del suo smantellamento e ne ostacola i percorsi di autonomia lavorativa - in un anno si totalizzano 50,6 miliardi di ore di lavoro non retribuito, quello cioè che contribuisce alla produzione familiare - dall'altro propone un modello privatistico gestito da cooperative, fondazioni ed enti privati che non garantiscono la buona occupazione delle lavoratrici e dei lavoratori.
Ad aggravare il quadro c'è anche il Decreto Sicurezza voluto da Salvini che riduce drasticamente i fondi per l'accoglienza. Se da un lato, non viene intaccato e messo in discussione il monopolio delle cooperative sulla gestione dei centri di accoglienza, dall'altro a farne le spese saranno migranti ed operatori. Si calcola infatti, che circa 40.000 lavoratrici e lavoratori perderanno il posto di lavoro ed è già in atto una contrazione significativa dei monte-ore individuali.
Uno sciopero importante dunque che serve a contrastare lo smantellamento del mondo del lavoro che usa le donne come strumento per l’abbassamento dei diritti e delle tutele, perché le lotte delle donne riguardano tutte e tutti e sono parte sostanziale della lotta complessiva del nostro Sindacato.