Sciopero Coop sociali e Terzo Settore, le proposte USB per salvaguardare 100mila posti a rischio

Roma -

Lunedì 3 giugno, sotto gli uffici del Ministero dello Sviluppo Economico è andato in scena il secondo atto della mobilitazione dei lavoratori delle Coop Sociali e Terzo Settore.

Dopo lo sciopero dello scorso dicembre, questa volta gli operatori del welfare hanno portato direttamente al ministro titolare delle politiche del lavoro la rivendicazione di un servizio sociale svincolato dal pareggio di bilancio, gratuito, universale e soprattutto pubblico, la necessità di sanare la posizione dei circa 80mila educatori “senza titolo”, che rivendicano riqualificazione gratuita, in orario di lavoro e tutela stringente nei cambi d’appalto, un tavolo di salvaguardia nazionale per la crisi occupazionale che coinvolge circa 20.000 operatori dell’accoglienza, espulsi dal loro posto di lavoro a causa dei tagli alle risorse del Decreto Sicurezza destinate a CAS e SPRAR.

Una delegazione di lavoratori ha incontrato Francesco Vanin, collaboratore di Di Maio, Giovanni Capizzuto, responsabile della segreteria tecnica del ministro, Andrea Mihaiu, capo segreteria del sottosegretario Cominardi.

Dopo aver rappresentato le condizioni di lavoro negli appalti, per lo più pubblici, alle quali sono sottoposte i lavoratori delle cooperative sociali, sono stati richiesti l’apertura di un Tavolo di salvaguardia per gli operatori dell’accoglienza che coinvolga anche la Conferenza Stato-Regioni e l’Anci, per quanto riguarda la necessità di attivare ammortizzatori sociali in grado di garantire la riqualificazione ed il ricollocamento di queste figure ed il governo del Sistema Accoglienza nei territori.

Altra richiesta è quella di una regia, da parte del Ministero del Lavoro, di un tavolo congiunto con Miur e Ministero della Sanità per arrivare a mettere in sicurezza gli 80mila educatori senza titolo, che da anni svolgono il proprio lavoro nei servizi, con percorsi che garantiscano il riconoscimento della professionalità attraverso riqualifica gratuita ed in orario di lavoro.

Su queste due richieste i collaboratori di Di Maio hanno garantito di attivarsi; per l’emergenza occupazionale dell’accoglienza coinvolgendo anche il Ministero dell’Interno, per gli educatori facilitando la composizione del tavolo come da noi proposto, in modo da mettere in campo la giusta soluzione al “riordino scomposto” della figura dell’educatore.

Aspettiamo, come sempre, che agli impegni presi seguano i fatti, e che si dia al più presto risposta sia sui temi generali della tenuta e della qualità del welfare, sia alle emergenze dell’accoglienza e del riordino professionale, che mettono a rischio la posizione lavorativa di 100.000 lavoratori del nostro paese.

I primi parziali dati restituiscono un’adesione importante allo sciopero, quello che non si può ignorare è che è in atto il risveglio della coscienza dei lavoratori e delle lavoratrici di questo importante settore dell’economia nazionale, che è stanco di essere rappresentato con gli abiti del missionario e comincia a organizzarsi per rivendicare diritti, salario e dignità.

 

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