SERVIZI EDUCATIVI, SCOLASTICI, SOCIO-ASSISTENZIALI E SOCIO-SANITARI: DECRETO DEL GOVERNO LIBERA IL PAGAMENTO DEI SERVIZI SOSPESI MA GIÀ MESSI A BILANCIO. SALARIO 100% PER I LAVORATORI

Nazionale -

Buone notizie per i lavoratori e lavoratrici dei servizi educativi, scolastici, socioassistenziali e sociosanitari, sospesi a seguito delle misure adottate per contenere il contagio da coronavirus. Con l’ultimo decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale “le pubbliche amministrazioni sono autorizzate al pagamento dei gestori privati dei suddetti servizi per il periodo della sospensione, sulla base di quanto iscritto nel bilancio preventivo”. Questo significa che alle cooperative saranno pagate le fatture per i servizi non svolti perché chiusi o sospesi, e ai lavoratori e lavoratrici saranno riconosciuti gli stipendi per intero. Le procedure di FIS per i lavoratori delle cooperative coinvolti dalle chiusure vengono annullate. Al netto di una serie di precisazioni, contenute negli artt. 47 e 48 del decreto e che riguardano la possibilità di rimodulare gli interventi in altre forme, domiciliari, individualizzati e a distanza, facciamo alcune considerazioni.

Questo risultato è una vittoria dei lavoratori e delle lavoratrici, della loro rivendicazione immediata, messa in campo anche contro le ordinanze e i divieti di assembramento, nel rifiutare la logica dell’ammortizzatore miserabile del FIS; non si illudano Centrali Cooperative e Cgil Cisl e Uil che lo sblocco dei finanziamenti sia dovuto al piagnisteo messo da loro in campo, solo dopo essersi resi conto che l’accesso generalizzato al FIS avrebbe fatto crollare il sistema delle cooperative che cresce e prospera, con le sue tecnostrutture autoreferenziali, sulla “redditività” degli appalti. Gli ammortizzatori avrebbero dato due spiccioli ai lavoratori, ma nella prospettiva di una sospensione prolungata dei servizi, sarebbero stati gli stipendi di presidenti e megadirettori, pagati appunto con la quota di remunerazione dell’appalto, a saltare.

Siamo consapevoli che la generalizzazione non possa valere per tutte le realtà cooperative, ma tant’è, la trasformazione del movimento cooperativo in impresa sociale, negli ultimi trent’anni, ha prodotto queste storture, idealizzando il valore mutualistico delle coop solo quando si tratta di “chiedere sacrifici” ai propri soci e lavoratori, inquadrati con un CCNL infame, e producendo apparati mastodontici in cui l’unica regola che conta è quella dell’appalto e della produttività nei servizi a scapito dei lavoratori e utenza.

USB fin dal primo giorno di chiusura dei servizi, insieme a pochi altri sindacati di base, ha chiesto il 100% del salario, garantito dalle stazioni appaltanti, in una rivendicazione che mette insieme il valore pubblico del nostro lavoro con il riconoscimento di pari diritti, a uguale lavoro, con i dipendenti diretti delle Pubbliche Amministrazioni. Per questo vogliamo credere di essere solo all’inizio di un cambio di passo della piccola storia che ci vede protagonisti: così come abbiamo acquisito la consapevolezza che anni di smantellamento  del sistema sanitario pubblico hanno reso il sistema fragile ed impreparato ad affrontare emergenze come quella della pandemia da coronavirus, così i lavoratori del welfare, lanciati in prima linea a garantire la qualità della vita delle persone e i servizi essenziali, hanno acquisito nuova consapevolezza della propria funzione pubblica, per la quale da oggi stesso deve corrispondere il giusto riconoscimento.

Lanciamo un monito, perché sappiamo che non mancheranno le operazioni di sciacallaggio: a fronte del pagamento dei servizi pretendiamo che lo stipendio sia corrisposto per intero senza se e senza ma, fuori dalle logiche del ricatto sulla rimodulazione dei servizi in interventi domiciliari, individualizzati e a distanza. Se nei servizi continueranno a non essere garantite le condizioni di sicurezza, continueremo a proclamare sciopero e a pretendere tutte le tutele del caso. 

SALARIO, SALUTE E SICUREZZA PER TUTTI I LAVORATORI DEL WELFARE