GLI EDUCATORI SENZA TITOLO SACRIFICATI SULL’ALTARE DEL PROFITTO.

I CORSI DI FORMAZIONE DI 60 CFU: un affare per chi incassa e UNA VERGOGNA per PD E M5S!

Nazionale -

 

Il fatto: nelle scorse settimane è stato presentato dai senatori di LEU Laforgia, De Petris, Errani, Grasso, un emendamento in Legge di Bilancio 2020 (Proposta di modifica n. 28.61 al DDL n. 1586) che recitava così:

Dopo il comma 16 aggiungere il seguente comma:

        «16-bis. All'articolo 1 della legge 27 dicembre 2017, n. 205, sono apportate le seguenti modificazioni:

            a) il comma 598 è sostituito con il seguente:

        ''598. Acquisiscono la qualifica di educatore professionale sociopedagogico coloro che, alla data di entrata in vigore della presente legge, negli ambiti professionali di cui al comma 594, abbiano almeno dieci anni di servizio'';

            b) al comma 599 sono aggiunti infine i seguenti periodi: ''I soggetti di cui al presente comma possono altresì continuare ad esercitare la professione socio-pedagogica anche in caso di cambio di ente gestore e godono dei diritti previsti dalle clausole di salvaguardia. Il mancato possesso della qualifica non è ostativo per la stipula di un nuovo contratto con un ente gestore subentrante nel medesimo servizio''».

Questa proposta di emendamento, dopo l'istituzione dell'albo per gli EP e degli elenchi speciali ad esaurimento ai quali si può iscrivere chi abbia lavorato come educatore, pur non avendone il titolo, per almeno tre anni negli ultimi dieci in strutture sanitarie e socio sanitarie – una parificazione tecnica con gli educatori professionali che salvaguardia il posto di lavoro – avrebbe, in qualche modo e molto parzialmente, chiuso il cerchio per quanto riguarda la tutela reale dei posti di lavoro, messi a rischio dal “riordino scomposto” della figura professionale.

E certo, non era la sanatoria che stiamo chiedendo da un anno e mezzo per gli educatori senza titolo di ambito socio-pedagogico - la riqualificazione gratuita e per tutti i lavoratori impiegati - ma sicuramente allargava le maglie della tutela per una categoria di lavoratori altamente professionalizzata e storicizzata nei servizi di welfare. Inoltre, la proposta di emendamento introduceva una specifica di non poco conto, sulla tutela in cambio di appalto (la vera piaga dei servizi dove lavoriamo, che ad ogni giro di ruota ci fa perdere diritti e salario).

Ma l’emendamento è stato miseramente “ritirato”.

Facciamo subito i nomi di chi continua a remare contro i lavoratori e ad usarli per i propri interessi economici e lobbistici: PD, CgilCislUIl (che non hanno speso una sola parola contro l'ingiustizia del “pagare-per-continuare-a-lavorare”) e LegacoopConfcooperativeAgci, e tutte le sigle e associazioni di categoria interessate al mercato delle vacche dei corsi di formazione per la riqualifica degli educatori senza titolo. Esageriamo?

No! Possiamo chiamare tutti alle loro responsabilità o tentennamenti dopo aver passato un anno e mezzo, come sindacato dei lavoratori e non dei padroni, a sollecitare in tutte le sedi, politiche e istituzionali, una vera riforma a costo zero per i lavoratori sia in termini occupazionali che economici, convocando due scioperi nazionali di settore sul tema (i primi a memoria d’uomo nel settore delle cooperative sociali) e ricevendo sostegno e solidarietà, finanche promesse di interessamento per la risoluzione del problema. E possiamo farlo a maggior ragione dopo aver incontrato quella che ora è la nuova ministra del lavoro Nunzia Catalfo (leggi qui), all’epoca presidente commissione al senato Lavoro pubblico e privato, e strappato alla senatrice Vanna Iori (leggi qui), promotrice dei famigerati commi che hanno costretto gli educatori a pagare per continuare a lavorare, l’impegno a trovare soluzioni per “alleggerire” l’impatto della riforma sulle tasche dei lavoratori, e dopo aver verificato che i deputati e senatori 5 stelle che si erano impegnati sul tema (leggi qui) si sono letteralmente “fatti di nebbia”; subiamo oltre al danno la beffa!

Ancora una volta eravamo riusciti a portare la giustezza delle ragioni degli educatori “senza titolo” all’interessamento dei senatori di LEU, che avevano promosso l’emendamento, e ancora una volta siamo stati presi per i fondelli da Iori & Co. che, sembra, su pressione delle università e delle associazioni che millantano condizioni economiche vantaggiose nell’iscrizione a quei corsi di formazione, hanno fatto pressione affinché quell’emendamento fosse RITIRATO e da chi lo ha ritirato.

Non è stato “respinto” o “dichiarato inammissibile”, ma RITIRATO! Una vergogna inaudita!

Si è pensato di mettere in sicurezza le professionalità di chi potrà iscriversi all’albo ed agli elenchi speciali (e che quindi attraverso le quote annuali andrà ad ingrossare i portafogli delle associazioni di categoria che, ricordiamo, sono in larghissima parte invise agli educatori perché ritenute inutili come lo stesso albo), creando la situazione paradossale per cui chi, senza titolo, ha lavorato in struttura sanitaria o socio sanitaria, può iscriversi agli alenchi speciali (alla modica cifra di circa 250€ più tassa annuale) e non si è provveduto a tutelare la condizione ed il posto di lavoro degli educatori senza titolo dei servizi territoriali e scolastici, una categoria vessata dal lavoro povero, dai cambi d’appalto e dalla precarietà continua, che grazie a questo scempio dovrà sborsare soldi (tanti, troppi) per una riqualifica che dovrebbe solo consentire loro di continuare a lavorare.

A pensare male si fa peccato ma spesso ci si prende: possibile che la Iori, con la sua nuovissima proposta di legge di istituzione del Pedagogista ed Educatore di Comunità e dei Servizi Scolastici, stia preparando il terreno ad una più profonda ristrutturazione del settore socio pedagogico, con l'aiuto dei faccendieri delle associazioni di categoria, profilando per i lavoratori ad oggi impiegati la sostituzione o il demansionamento a seguito dell'introduzione di queste figure, che nei pernsieri della senatrice dovranno essere assunti dal MIUR?

La misura è colma ma USB continuerà a portare avanti la battaglia contro quello che 80.000 educatori dei servizi di welfare ritengono una tassa sulla povertà. Abbiamo capito, a nostre spese, di non avere santi in paradiso, ma sicuramente abbiamo capito chi sono i nostri nemici e i finti amici.

Usb Lavoro Privato